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Ho iniziato a scrivere prima di andare a scuola: paroline, il nome del mio cane, “mamma Titti e papà Giano”, cose così. Ho continuato a scuola, una volta in un tema potevi parlare di te, dei tuoi desideri, dispiaceri o sogni, erano altri tempi. Il professore di lettere a fine liceo ha dato un giudizio severo, asciutto, nel suo stile, ai miei racconti: “Perchè mai usare la tecnica del ricordo? nessuno legge più Proust”. Beh, io lo leggevo, e lo amo ancora...

Per anni, o meglio decenni, ho pensato che un romanzo fosse fuori dalla mia portata, immaginare di scrivere dialoghi che non sembrassero banali, una trama che avesse un suo svolgimento logico e nello stesso tempo accattivante, no, non faceva per me.  Questo pensavo, e questo ha fatto sì che mi cimentassi con la poesia: scrivere era comunque necessario. Devo dire che qualche piccolo risultato c’è stato: il secondo posto a un concorso e la pubblicazione di un librino, piccolo piccolo, ma era qualcosa, il segno che avevo da dire, e che sapevo farlo; qualche testo in antologie e collettive, partecipazioni sporadiche a eventi, articoli, letture pubbliche.

E poi un progetto straordinario: un gruppo di scrittura in una comunità di adolescenti, un mondo distorto e ricchissimo, dolente e pieno di vita, che ha dato origine a una altro volumetto, ad altri eventi e altre narrazioni.

E poi, chissà come, un giorno mi è “arrivata” una storia. Una bambina autistica, Ananda, mi ha in qualche modo chiesto, o imposto, di scrivere di lei e della sua famiglia, delle sue difficoltà e della sua visione meravigliosa, mistica, sognante di un Universo che per lei è Padre e Madre, terreno di gioco e di esperienza. Ho ascoltato il desiderio di scrivere un romanzo, per la prima volta con convinzione, senza paure, e ho iniziato a lavorarci. Il libro è nato da solo, si è scritto come sotto dettatura, non saprei dire bene come è andata, fatto sta che è terminato in pochi mesi e a qualcuno è piaciuto. L’universo le cose le sa è stato accettato da un editore indipendente, Leucotea, che lo ha pubblicato.

Ha viaggiato poco, la distribuzione degli indipendenti non è certo a grande diffusione, ma ha viaggiato.

Ed è diventato il primo di una trilogia. Il secondo volume La mia anima non è autistica edito da Campi Magnetici è uscito a fine 2020, il terzo è terminato e aspetta il suo turno.

 

Sono molto grata a questa bambina, e all’adolescente che è diventata: ha preso vita dalla mia esperienza di psicomotricista, dalla mia conoscenza del mondo autistico, ma ha saputo accogliere in sé e nella sua storia tutto lo spazio interiore e spirituale che ho dedicato a me, alla mia evoluzione in questa esistenza.

Sono grata ai miei editori, che hanno avuto il coraggio di pubblicare una storia un po’ matta e sconclusionata.

E soprattutto a me, per averne avuto il coraggio e la pazienza. E’ stato facile, non ho un gran merito: era così divertente e pieno di sorprese sedermi ogni giorno al computer chiedendomi cosa sarebbe successo oggi ad Ananda, stando a guardare come sarebbe andata a finire la storia, come a teatro, come leggendo un libro scritto da altri.

Magia, non ho altre parole.

E… grazie Prof. B. Per avermi dato la scoperta della poesia e una ferrea autocritica: Ananda, in questo modo, è arrivata al momento giusto.

 

 

 

 

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